INFORMAZIONI





L ACIDO SILICICO

A COSA SERVE? :

1. previene l'osteoporosi

2. migliora il tono della pelle

3. rinforza capelli e unghie


IN QUALI CIBI SI TROVANO?

Salicilati nei Cibi (/ 100 gr)
IrrilevanteBassa (0.1 – 0.25 mg)Moderata (0.25 – 0.49 mg)Alta (0.5 – 1 mg)Molto Alta (>1 mg)
Verdure
Piselli

Fagioline



Seadano


Cavolo


Lenticchie
Asparagi freschi


Cavolfiore


Choko


Funghi Freshi


Cipolla
Asparagi in scatola


Verdure cinesi


Lattuga


Zucchino


Olive nere in scatola


Zucca


Taccole
Erba Medica


Broccoli


Cetriolo


Fave


Spinaci


Patate dolci
Champignon


Peperone verde


Olive


Funghi


Pomodoro


Radicchio


Cicoria
Frutta
Banana
Pere, pelate
Mele,“golden delicious”


Ciliegie


Uva, 


Limoni freschi


Mango


Frutta della Passione


Tamarillo
Succo d'uva

Kiwi


Litchi


Nespola del Giappone


Nettarine fresche


Prugna


Anguria
Mele “Granny, Smith”


Avocado fresco


Ciliegie


Uva rossa


Mandarino fresco


Tangelo fresco
Albicocca


More


Mirtilli


Cantalupo


Dattero


Pero delle Indie


Uva passa

Noci e Semi
Anacardio
Noci Pecan


Burro di arachidi


Semi di Sesamo


Nocciole


Semi di Girasole
Noci di cocco


Noci del Brasile
Pinoli


Macadamia


Pistacchio

Mandorle


Arachidi


Condimenti
Aglio


Prezzemolo




Erba Cipollina
Aceto



Salsa di soia



Zafferano


Finocchio
Vegemite
Canella



Cumino


Polvere di Curry


Aneto essiccato


Garam masalla


Origano


Peperoncino piccante



Rosmarino



Timo


Curcuma


Mostarda








Lotta al cancro? Ogni arma
è buona, anche il cibo

DAVID SERVAN-SCHREIBER
Broccoli e lamponi servono a combatterlo, ma alle aziende non conviene investire miliardi per
dimostrarlo. Eppure i cibi antumorali sono
tantissimi…
Mi è stato diagnosticato un cancro al cervello per la prima volta circa sedici anni fa. Ho ricevuto un trattamento convenzionale e il cancro è entrato in remissione, ma ho avuto una recidiva dopo qualche anno e subìto un secondo intervento chirurgico e tredici mesi di chemioterapia. Quando sono tornato dal mio oncologo alla fine del trattamento, gli ho chiesto se avrei dovuto cambiare la mia dieta per evitare il ripetersi di un altro episodio. La sua risposta è stata perfettamente stereotipata: «Mangia quello che ti piace. Non farà molta differenza ». Aveva torto, naturalmente. Ma la sua risposta non è stata sorprendente. È risaputo che la nutrizione è a malapena insegnata nelle facoltà mediche. In realtà, anch’io, come medico, avevo una scarsa conoscenza della nutrizione prima della mia diagnosi. Come tutti i medici specialisti, gli oncologi sono costantemente alla ricerca di progressi scientifici che possano aiutare i loro pazienti. Ma nella cultura medica, i cambiamenti nella prevenzione e nel trattamento sono ammissibili solo quando vi sono stati una serie di esperimenti in double-blind (doppio-cieco) che dimostrino l’efficacia del trattamento sulle persone: ciò che è chiamato, legittimamente, evidencebased medicine (medicina basata sulle prove).

Fino a oggi la ricerca è confermata da studi di grande scala sugli esseri umani, che possono costare tra i cinquecento milioni e un miliardo di dollari; altrimenti non contano come elementi di prova. A differenza dei prodotti farmaceutici, non è economicamente praticabile investire le somme in questione per dimostrare l’efficacia potenziale dei broccoli, dei lamponi o del tè verde nella lotta contro il cancro, in quanto la loro commercializzazione non potrà mai coprire gli enormi costi di ricerca. Inoltre, sono convinto che non vi sia alcuna necessità di attendere questi elementi di prova: credo che esistano già. Il cancro è «dormiente» in ognuno di noi. I nostri corpi producono sempre cellule difet tose. Tuttavia, una serie di meccanismi rilevano e tengono queste cellule sotto scacco. Mi ci sono voluti mesi di ricerca, incontri con svariati ricercatori e medici, e la consultazione di miriadi di pubblicazioni scientifiche, prima di cogliere pienamente la capacità potenziale del mio corpo di lottare contro il cancro. L'elenco dei cibi antitumorali è in realtà molto più lungo di quanto si possa pensare. Alcuni cibi naturali bloccano processi infiammatori che alimentano la crescita del cancro; altri spingono le cellule tumorali a morire attraverso un processo che gli specialisti chiamano «apoptosi» (morte cellulare programmata o regolata). Altri ancora aiutano l'organismo a disintossicarsi dal cancro, purificandolo dalle tossine o proteggendolo dai radicali liberi. La dieta antitumorale si compone di verdure e legumi accompagnati da grassi insaturi (olio d'oliva, di colza o di lino), aglio, erbe aromatiche e spezie. È importante scegliere in particolare una grande varietà di verdure rosse, gialle, verdi e arancio. La loro tonalità indica la presenza di carotenoidi, in particolare di vitamina A e licopeni, che inibiscono la crescita di cellule di diversi tipi di tumore, compresi i gliomi cerebrali. Altri carotenoidi, come la luteina, concorrono a stimolare la crescita delle cellule immunitarie. Va detto che, finora, non vi è alcun approccio alternativo che possa curare il cancro, e credo che sia del tutto irragionevole trattare questa malattia senza attingere al meglio di quanto possa offrire la medicina convenzionale: chirurgia, chemioterapia, radioterapia, immunoterapia, e presto, anche la genetica molecolare. Ma al tempo stesso, non ha senso fare affidamento solo su questo approccio puramente tecnico e trascurare le proprie capacità naturali di lottare contro il cancro. Tengo ormai a bada il mio cancro da otto anni, e attribuisco la mia sopravvivenza in gran parte ai cambiamenti nella mia dieta e nel mio stile di vita. Oggi faccio più attività fisica e medito di più, e cerco di gestire l'inevitabile stress della vita con più serenità, mangiando regolarmente cibi sani antitumorali.




IL LATTE



A cura del Prof. Giuseppe Di Fede, Medico Chirurgo, Specialista in Nutrizione e Dietetica Clinica, Docente c/o il “Master di Nutrizione Umana” dell’Università di Pavia, Direttore Sanitario dell’Istituto di Medicina Genetica e Preventiva di Milano.



Le proprietà nutritive del latte sono sempre state associate al concetto di salute e crescita, e il suo consumo è parte di una cultura popolare che si tramanda da generazioni.

Si tratta, infatti, di un alimento indispensabile per il bambino in crescita. Per gli adulti il discorso è differente e per valutare gli effetti positivi del suo consumo dobbiamo considerare diversi aspetti. Primo fra tutti, la qualità del prodotto.
La gestione dell’allevamento delle mucche da latte è stata modificata nel tempo, con importanti conseguenze nelle proprietà e nella sicurezza dell’alimento: il latte che beviamo oggi ha una qualità inferiore rispetto a quella di tanti anni fa.

Perché il latte sia di massima qualità, le mucche dovrebbero poter pascolare e alimentarsi in erba, libere di muoversi per tutto il giorno. Lo scenario può essere invece molto diverso: le mucche sono mantenute in batterie, con mangimi a base di soia, fieno e alimenti derivati. Non possono muoversi liberamente e passano gran parte del tempo a mangiare biada, sottoposte a stress produttivo con la somministrazione di fattori di crescita che aumentano la produzione di latte, anche di 4 o 5 volte in più rispetto alla normalità.
Il latte prodotto dalle mucche al pascolo sarà quindi più ricco di omega tre, antiossidanti naturali, proteine, calcio e minerali, mentre quello prodotto dalle mucche in batteria conterrà questi fattori nutritivi in quantità ridotta.

Altra importante considerazione riguarda la correlazione tra il consumo di latte e latticini nell’adulto e il rischio di contrarre patologie prostatiche, fino al cancro prostatico. [Torniainen S. et al Lactase persistence, dietary intake of milk, and the risk for prostate cancer in Sweden and Finland, Cancer epidemic, Bio makers e prevention, 2007, 16 (5), pp. 956-61].

Dall’altra parte però esiste anche un ruolo protettivo per il tumore al colon, data la presenza nel latte di una sostanza chiamata lattoferricina che deriva dalla digestione enzimatica della lattoferrina, nota per le proprietà anti cancro e immunostimolanti.

Nella donna, un elevato consumo di latte e latticini favorisce la produzione di cisti ovariche, seno fibromatoso e tumore al seno. Ecco perché le linee Guida della prevenzione anticancro, diffuse dai centri di terapia oncologica, sconsigliano il consumo di latte alle donne che hanno avuto un problema oncologico a seno, utero e ovaie.
Inoltre, Il 55% della popolazione mondiale è intollerante al lattosio, il principale zucchero del latte. Tuttavia, esiste una grande variabilità geografica: nei paesi dell’Europa settentrionale il 60-70% delle persone mantiene Ia funzione dell'enzima che digerisce il lattosio. Man mano che si scende dal nord Europa, invece, l'attività della lattasi si riduce: nella nostra penisola e dintorni, bacino del Mediterraneo, il deficit genetico per la Lattasi, è molto frequente.
Come tutte in tutte le situazioni confuse, è importante non adottare concetti estremi e prese di posizione inutili. Forse basta una domanda molto semplice: abbiamo bisogno di grandi quantità di latte e prodotti lattiero caseari?
I bambini sì, è chiaro per tutti. Gli adulti no!
Infine, è importante ricordare che uno screening genetico può aiutarci a individuare le persone che possono trarre beneficio da un’alimentazione a base di prodotti lattiero caseari. La personalizzazione del consiglio nutrizionale, e il buon senso, ancora una volta, prevalgono sulle credenze popolari. Bisogna rivolgersi a uno specialista in nutrizione che possa avvalersi dell'indagine genetica, per meglio consigliare e educare non solo il singolo soggetto ma tutta la famiglia.

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