martedì 20 agosto 2013

INFORMAZIONE


IL LATTE



A cura del Prof. Giuseppe Di Fede, Medico Chirurgo, Specialista in Nutrizione e Dietetica Clinica, Docente c/o il “Master di Nutrizione Umana” dell’Università di Pavia, Direttore Sanitario dell’Istituto di Medicina Genetica e Preventiva di Milano.



Le proprietà nutritive del latte sono sempre state associate al concetto di salute e crescita, e il suo consumo è parte di una cultura popolare che si tramanda da generazioni.

Si tratta, infatti, di un alimento indispensabile per il bambino in crescita. Per gli adulti il discorso è differente e per valutare gli effetti positivi del suo consumo dobbiamo considerare diversi aspetti. Primo fra tutti, la qualità del prodotto.
La gestione dell’allevamento delle mucche da latte è stata modificata nel tempo, con importanti conseguenze nelle proprietà e nella sicurezza dell’alimento: il latte che beviamo oggi ha una qualità inferiore rispetto a quella di tanti anni fa.

Perché il latte sia di massima qualità, le mucche dovrebbero poter pascolare e alimentarsi in erba, libere di muoversi per tutto il giorno. Lo scenario può essere invece molto diverso: le mucche sono mantenute in batterie, con mangimi a base di soia, fieno e alimenti derivati. Non possono muoversi liberamente e passano gran parte del tempo a mangiare biada, sottoposte a stress produttivo con la somministrazione di fattori di crescita che aumentano la produzione di latte, anche di 4 o 5 volte in più rispetto alla normalità.
Il latte prodotto dalle mucche al pascolo sarà quindi più ricco di omega tre, antiossidanti naturali, proteine, calcio e minerali, mentre quello prodotto dalle mucche in batteria conterrà questi fattori nutritivi in quantità ridotta.

Altra importante considerazione riguarda la correlazione tra il consumo di latte e latticini nell’adulto e il rischio di contrarre patologie prostatiche, fino al cancro prostatico. [Torniainen S. et al Lactase persistence, dietary intake of milk, and the risk for prostate cancer in Sweden and Finland, Cancer epidemic, Bio makers e prevention, 2007, 16 (5), pp. 956-61].

Dall’altra parte però esiste anche un ruolo protettivo per il tumore al colon, data la presenza nel latte di una sostanza chiamata lattoferricina che deriva dalla digestione enzimatica della lattoferrina, nota per le proprietà anti cancro e immunostimolanti.

Nella donna, un elevato consumo di latte e latticini favorisce la produzione di cisti ovariche, seno fibromatoso e tumore al seno. Ecco perché le linee Guida della prevenzione anticancro, diffuse dai centri di terapia oncologica, sconsigliano il consumo di latte alle donne che hanno avuto un problema oncologico a seno, utero e ovaie.
Inoltre, Il 55% della popolazione mondiale è intollerante al lattosio, il principale zucchero del latte. Tuttavia, esiste una grande variabilità geografica: nei paesi dell’Europa settentrionale il 60-70% delle persone mantiene Ia funzione dell'enzima che digerisce il lattosio. Man mano che si scende dal nord Europa, invece, l'attività della lattasi si riduce: nella nostra penisola e dintorni, bacino del Mediterraneo, il deficit genetico per la Lattasi, è molto frequente.
Come tutte in tutte le situazioni confuse, è importante non adottare concetti estremi e prese di posizione inutili. Forse basta una domanda molto semplice: abbiamo bisogno di grandi quantità di latte e prodotti lattiero caseari?
I bambini sì, è chiaro per tutti. Gli adulti no!
Infine, è importante ricordare che uno screening genetico può aiutarci a individuare le persone che possono trarre beneficio da un’alimentazione a base di prodotti lattiero caseari. La personalizzazione del consiglio nutrizionale, e il buon senso, ancora una volta, prevalgono sulle credenze popolari. Bisogna rivolgersi a uno specialista in nutrizione che possa avvalersi dell'indagine genetica, per meglio consigliare e educare non solo il singolo soggetto ma tutta la famiglia.

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